557 milioni. Sono le persone nel mondo che hanno potuto esercitare il diritto di voto nel corso del 2016. Un anno che ha visto svolgersi 133 elezioni nazionali.E sono state molte le sorprese.

I cittadini britannici hanno votato a favore di Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea che verrà negoziata a partire dal prossimo marzo. I colombiani hanno votato contro l’accordo di pace raggiunto tra il governo e le Farc, obbligando il presidente a modificarlo. Ma soprattutto gli americani hanno umiliato Hillary Clinton ed eletto come loro presidente per i prossimi quattro anni quel Donald Trump di cui tutti dicevano “non vincerà mai le elezioni, non diventerà mai presidente”. E anche noi, in Italia, abbiamo votato in maniera sorprendente. Roma e Torino sono diventate le prime due grandi città italiane amministrate dal Movimento 5 Stelle. Mentre il risultato del referendum costituzionale, con la vittoria del No con un margine ben più grande delle previsioni, ha messo fine alla prima era Renzi e fatto nascere quello che è il terzo esecutivo della legislatura.

Ma il 2017, sulla carta, potrebbe non essere da meno. Vediamo, tra le tante, quali sono le cinque elezioni da tenere d’occhio con maggiore attenzione e da non perdersi nel 2017. Per capire come girerà il mondo nei prossimi anni.

OLANDA

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Geert Wilders

Si terranno il 15 marzo e vi consigliamo di non farvele scappare per un motivo che risponde al nome di Geert WildersÈ il leader dell’euroscettico Partito per la Libertà (Pvv), destra schietta, e ha già dichiarato che se dovesse vincere vorrebbe “ritirare l’Olanda dall’Unione Europea”. Wilders vuole la “Nexit” e il suo partito, secondo i sondaggi, sta superando quello dell’attuale premier olandese, Mark Rutte. Se il Partito per la Libertà dovesse arrivare primo, gli altri partiti cercherebbero di mettere in piedi un governo di larghe intese, in modo da tenere Wilders lontano dal potere. La sua retorica anti-Ue, contro l’immigrazione e contro l’Islam ha fatto breccia in molti olandesi, ma fa paura a tanti altri dentro i confini nazionali e fuori.  In Olanda si giocherà una delle prossime fondamentali sfide per l’Europa.

FRANCIA

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Francois Fillon

Ci sono le presidenziali del 23 aprile (il 7 maggio l’eventuale secondo turno tra i primi due). Qua la sfida sarà tutta interna alla destra, l’Eliseo se lo giocheranno un uomo e una donna. Lei è Marine Le Pen, la leader del Front Nationale. Populista, anti-europeista, anti-immigrazione, se la Francia finisse in mano alla Le Pen sarebbe uno schock per tutta l’Europa. I sondaggi dicono che è improbabile, perché al secondo turno non ha speranze: gli elettori del partito di centrodestra, Les Republicains, e i Socialisti unirebbero le forze votando il candidato che le si oppone. Comunque Le Pen è la politica più popolare di Francia e per Francois Fillon non sarà una passeggiata. Fillon ha vinto le primarie del centrodestra, battendo l’ex presidente Nicolas Sarkozy, e si presenta come l’unica figura in grado di fermare lo corsa di Le Pen verso la presidenza. Il presidente socialista Hollande ha deciso di non ricandidarsi nemmeno e forse, vista la percentuale di consenso sulla sua persona caduta fino al 4%, è stata una scelta difendibile.

IRAN

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Hassan Rouhani

Nel 2013 vinse promettendo di portare avanti gli accordi con l’Occidente, di rivitalizzare l’economia e di promuovere un maggiore rispetto dei diritti civili in Iran. Quattro anni più tardi, il prossimo 19 maggio, Hassan Rouhani è chiamato a riconfermare di avere la fiducia della maggioranza del popolo iraniano per ottenere un secondo mandato. Candidatosi con una linea opposta a quella dell’ex presidente Ahmadinejad, Rouhani ha concluso l’accordo sul nucleare con l’Occidente e ha così liberato il proprio Paese dal peso delle sanzoni. Ma l’economia non sembra averne beneficiato come ci si poteva aspettare e l’elezione di Trump potrebbe comunque rimettere adesso tutto in discussione. L’ala più conservatrice sta ancora cercando una figura popolare intorno alla quale schierarsi contro l’attuale presidente e proprio l’ex Ahmadinejad starebbe pensando di candidarsi nuovamente. La Guida Suprema, l’ayhatollah Khamenei, gli ha intimato non farlo.Rouhani ha comunque dalla sua, per ora, tutti i favori del pronostico.

GERMANIA

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Angela Merkel

Il 22 novembre correrà per il quarto mandato. Angela Merkel è cancelliera tedesca dal 2005 e in questi 11 anni ha dato una sua personale impronta alle politiche e all’economia dell’Europa come nessun altro leader. Austerità, immigrazione, rapporto con la Russia. Su questi temi la cancelliera continuerà a scrivere la sua carriera politica. La sua Cdu, centrodestra, governa in grande coalizione con la Spd di Sigmar Gabriel. Una formula classica in Germania e che probabilmente sarà ancora più utile dopo le prossime elezioni di novembre. Merkel e la sua Cdu sono saldamente in testa a tutti i sondaggi, ma ormai anche in Germania la destra populista e anti-immigrati sta prendendo il largo. Alternative Fur Deutschland (AfD) di Frauke Petry cresce nei consensi e l’attentato di Berlino del 19 dicembre di certo non lo sfavorisce.

THAILANDIA

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Il re di Thailandia, Bhumibol, morto lo scorso ottobre

Lo scorso ottobre il re Bhumibol, il sovrano al potere dal 1946, è morto. Un dramma per tutto il popolo thailandese. La sua morte, oltretutto, ha coinciso con una fase politica di incertezza assoluta nel paese del sud-est asiatico. Dal 2014, come è capitato altre 12 volte nella storia del Paese, il potere è passato nelle mani di una giunta militare che ha cacciato la premier Yingluck Shinawatra. La giunta è retta da Prayuth Chan-Ocha, un militare che ha sempre dichiarato di voler riportare l’ordine e la democrazia in Thailandia. Nell’agosto 2016 i thailandesi hanno approvato una modifica costituzionale che espande il potere dei militari e, in cambio, hanno ottenuto la promessa di nuove elezioni democratiche che dovrebbero tenersi nel novembre del prossimo anno.Tra chi ancora non si sa, ma i problemi da risolvere in Thailandia non sono pochi.

Andrea Boeris